Ringrazio Marcello per l’integrazione tanto più preziosa perché mi consente all’improvviso di diradare un po’ della nebbia che si era addensata sul “latino tardo camaràre=sporcare”, voce che continua ad essere fantomatica. Ma procediamo con ordine. Ccambaràre significa certamente mangiare carne, ma nel proverbio “Ci ha ccambaratu…” c’è il riferimento ad un ben preciso periodo in cui tale consumo era interdetto e quindi aggiungere (lo scrivo in traduzione italiana) “in questi giorni in cui è proibito” sarebbe stato superfluo. Quanto alla giumenta, lo stesso Rohlfs, sempre al lemma “cammerare”, registra il greco calabrese “cammarònno=io infetto” e “cammarònnome=io mangio di grasso”. Ecco, allora, grazie alla giumenta ricordata da Marcello, il passaggio dal concetto iniziale di “mangiar carne (nei giorni proibiti)”, attraverso quello intermedio di “essere impuro”, al finale “essere difettoso”. Se le cose stanno così si tratta di un’ulteriore testimonianza della commistione tra il sacro e il profano; nel proverbio della giumenta, poi, tenendo conto della similitudine (ma l’immagine vale anche letteralmente, perché tra una giumentina figlia di madre sana ed una di madre malmessa anche solo da un punto di vista estetico la scelta cadrebbe inevitabilmente, come ancora succede tra gli umani…, sulla prima), la commistione sarebbe anche, in un certo senso, tra il divino e l’animalesco.
↧