la celebrazione di san Lazzaro, a ridosso della Pasqua, rappresentava un momento del calendario agricolo. Per questa data i massari avevano già ultimato la preparazione dei formaggi, tanto da recitare:
“Santu Làzzaru mia piatusu:
‘na pezza di casu e ‘nu pilusu”.
Il “pilusu” era la piccola pezzatura del formaggio, non più grande di una scatoletta di tonno, che la massara formava con i resti della lavorazione casearia. Lo riponeva nella tasca dell’ampio grembiule, per premiare i piccoli: “lu pilusu la massara lu porta susu”.
Perchè avesse quel nome non so dirlo. Ancora una volta mi rivolgo ai lettori per avere aiuto
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Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di Redazione
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