Llurdàre corrisponde all’italiano lordare, da lordo, a sua volta dal latino tardo lurdus=sporco, impuro, immondo. Accanto a questa voce nel glossario del Du Cange compare anche luridàtus (da cui il nostro llurdàtu) , il che fa pensare che lurdus sia forma sincopata di lùridus attestato già nel latino arcaico in Plauto col significato di giallastro, livido e, in epoca classica, in Ovidio col significato di pallido, esangue. Qualcuno ipotizza anche che lordo nasca da incrocio tra lùridus e il greco lordòs (da cui lordosi)=piegato, curvo all’indietro, inteso anche in senso osceno (proprio da quest’ultimo sarebbe nato il significato di lurido). Non condivido quest’ultima ipotesi perché implicherebbe un primo passaggio metaforico dal gesto volgare ad una connotazione morale per tornare di nuovo ad una connotazione fisica. È troppo anche per uno come me che, forse, non difetta di fantasia…
‘Nziàre avrebbe il suo corrispondente italiano, se quest’ultimo esistesse, in insegare, cioè sporcare di sego, dal latino sebum (la variante gallipolina ha comportato il normalissimo passaggio -b->-v-, la voce neretina registra, invece, la sincope di -b-).
‘Nquataràre è da quatàra, corrispondente all’italiano caldaia, dal latino tardo caldària(m), dal classico calère=esser caldo; la voce neretina mostra la perdita di -i- analogamente a quanto è successo nell’obsoleto italiano caldàra e nello stesso suo diminutivo neretino cardarìna.
Llippare è da llippu, a sua volta dal latino lippu(m)=cosa cisposa, che è dal greco lipos=untume (da cui il lipoma e una delle più praticate tecniche di “restauro”, la liposuzione.
Che llappisciàre possa collegarsi a llippu: se è plausibile sul piano semantico non lo è su quello fonetico perché bisognerebbe poi spiegare l’evoluzione -i->-a- assolutamente non contemplata.