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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su “Mamma” nel dialetto salentino di Fernando Scozzi

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Fino a non molti anni fa, a Melissano e paesi limitrofi, c’erano ancora delle persone che per chiamare la mamma (ma soprattutto per richiamare la sua attenzione) usavano il termine “immà”, derivato, per contrazione, dall’interiezione ehi + mamma.


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Commenti su L’orobanche, per i nostri contadini spurchia, terrore dei campi di Fave verdi e orobanche « Spigolature Salentine

Commenti su Tre antichi detti pasquali e squillano le diverse campane etimologiche… di Redazione

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ma “ccambarare” non viene anche utilizzato per indicare “mangiare carne”? un proverbio salentino recita: “ci no ccàmbara ti Natale o gghe turchiu o ‘n’animale”.
Ma lo ritrovo anche come aggettivo in un bellissimo e quanto mai efficare proverbio: “ti ‘na sciumenta ccàmbara no pigghiare mai la figghia. Puru ca no gghe totta ccàmbara, alla mamma si ‘ssimègghia” (di una giumenta difettosa non sposare mai la figlia. Anche se non è del tutto difettosa, assomiglia pur sempre alla madre).

Commenti su Tre antichi detti pasquali e squillano le diverse campane etimologiche… di Redazione

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e a proposito di proverbi pasquali ne ritrovo uno di cui non ho colto l’insegnamento o morale. Chissà se il buon Armando o qualcuno che ci segue non ci riesca:

ti Pasca a Natale si mmùtanu li furnare,
ti Pasca a Bbifanìa si mmuta la Signurìa.

Commenti su Itinerari storici e paesaggistici lungo il nuovo tracciato della S.S. 275 di luigi paolo pati

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complimenti per il lavoro, sono vicino alle vostre osservazioni, alle finalità preposte, mi viene da pensare di proporre l’intera penisola salentina quale patrimonio dell’umanità, proporlo come sito UNESCO visto che conserva le più significative testimonianze umane dell’intero bacino del mediterraneo, da Uluzzo in poi; le veneri Parabita, i graffiti Badisco, tutto il complesso fenomeno del megalitismo salentino, il neolitico, il bronzo, la Messapia la romanizzazione il patrimonio geologico, botanico….

Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di Redazione

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riporto da http://www.sancarloborromeo.org/San_Lazzaro.htm

“Il nome Lazzaro ha all’origine l’ebraico Eleazaro e significa “colui che è assistito da Dio”. Il Lazzaro di cui parliamo è il personaggio della parabola, raccontata da Gesù, del ricco epulone e del povero mendicante lebbroso.
Questa parabola riportata solo nel Vangelo di san Luca (16, 19-31) è l’unica in cui un personaggio di fantasia abbia un nome: Lazzaro; ma come è avvenuto per vari personaggi minori, che compaiono nei racconti evangelici e che in seguito nella tradizione cristiana, hanno ricevuto un culto, un ricordo perenne, un titolo di santo, anche per Lazzaro pur essendo un personaggio protagonista di un racconto di fantasia, da non confondere con Lazzaro di Betania che fu resuscitato da Gesù, nel corso del tempo si è instaurata una devozione, come se fosse stato un personaggio realmente esistito.

Per questo Lazzaro venne considerato come un santo, anche se la sua figura era in realtà fantasiosa ma simbolica; il moderno ‘Martirologio Romano’ non ne fa più menzione.
Egli è stato considerato il patrono dei lebbrosi, quando la lebbra era una malattia molto più diffusa di oggi in tante parti del mondo; dal suo nome scaturì la denominazione del ‘lazzaretto’, sorta di ricovero e cura per i lebbrosi o malati infettivi da tenere in isolamento, infatti il primo di questi ‘lazzaretti’ sorse a Venezia nell’isola di S. Lazzaro.
Il nome è oggi poco usato e comunque chi lo porta, si riferisce certamente ad altro s. Lazzaro; in Spagna poi ha finito per assumere un significato peggiorativo come: ‘pezzente’, da cui derivò a Napoli il termine ‘lazzarone’ introdotto al tempo dell’occupazione spagnola e di Masaniello, sempre indicante uno straccione, popolano, mascalzone, pezzente”.

Trascrivo per riflettere come anche presso il nostro popolo, che tanto ha ereditato dagli spagnoli, il nome viene utilizzato anche come aggettivo per indicare lo condizione dispregiativa. Un esempio? “lu ciucciu làzzaru” che talvolta viene anche cambiato in “ciucciu ti Làzzaru” per indicare l’animale escoriato, sudicio, con pelo arruffato. Le mamme così chiamavano i piccoli pieni di ecchimosi, contusioni ed escoriazioni.

Ma voglio poi ricordare una sentenza che mio nonno mi riferiva di tanto in tanto, senza neppure sapere perchè lo facesse: “làzzara e mindìca la fisolofia” (stracciona e povera la filosofia). E qui sarà l’amico Pier Paolo a darcene spiegazione e capire perchè l’affascinante materia fosse invisa al nostro popolo…

Commenti su Tre antichi detti pasquali e squillano le diverse campane etimologiche… di armandop

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Ringrazio Marcello per l’integrazione tanto più preziosa perché mi consente all’improvviso di diradare un po’ della nebbia che si era addensata sul “latino tardo camaràre=sporcare”, voce che continua ad essere fantomatica. Ma procediamo con ordine. Ccambaràre significa certamente mangiare carne, ma nel proverbio “Ci ha ccambaratu…” c’è il riferimento ad un ben preciso periodo in cui tale consumo era interdetto e quindi aggiungere (lo scrivo in traduzione italiana) “in questi giorni in cui è proibito” sarebbe stato superfluo. Quanto alla giumenta, lo stesso Rohlfs, sempre al lemma “cammerare”, registra il greco calabrese “cammarònno=io infetto” e “cammarònnome=io mangio di grasso”. Ecco, allora, grazie alla giumenta ricordata da Marcello, il passaggio dal concetto iniziale di “mangiar carne (nei giorni proibiti)”, attraverso quello intermedio di “essere impuro”, al finale “essere difettoso”. Se le cose stanno così si tratta di un’ulteriore testimonianza della commistione tra il sacro e il profano; nel proverbio della giumenta, poi, tenendo conto della similitudine (ma l’immagine vale anche letteralmente, perché tra una giumentina figlia di madre sana ed una di madre malmessa anche solo da un punto di vista estetico la scelta cadrebbe inevitabilmente, come ancora succede tra gli umani…, sulla prima), la commistione sarebbe anche, in un certo senso, tra il divino e l’animalesco.


Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di armandop

Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di Redazione

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la celebrazione di san Lazzaro, a ridosso della Pasqua, rappresentava un momento del calendario agricolo. Per questa data i massari avevano già ultimato la preparazione dei formaggi, tanto da recitare:
“Santu Làzzaru mia piatusu:
‘na pezza di casu e ‘nu pilusu”.
Il “pilusu” era la piccola pezzatura del formaggio, non più grande di una scatoletta di tonno, che la massara formava con i resti della lavorazione casearia. Lo riponeva nella tasca dell’ampio grembiule, per premiare i piccoli: “lu pilusu la massara lu porta susu”.
Perchè avesse quel nome non so dirlo. Ancora una volta mi rivolgo ai lettori per avere aiuto

Commenti su Tre antichi detti pasquali e squillano le diverse campane etimologiche… di armandop

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Sull’ultimo proverbio citato da Marcello: intanto credo che Pasqua Epifania sia da intendere come un unico nesso [con riferimento alla festa del 6 gennaio intesa come preannuncio (in greco epifàinomai=apparire) della Pasqua vera e propria (Gesù bambino adorato dai Magi come anticipazione della Resurrezione] e che il proverbio sia da interpretare così: Il giorno della Befana si vestono a festa (mutano d’abito) le signore bene, a Pasqua e Natale le popolane (furnàre).
Tutto ciò comporta per l’esatta ricostruzione del testo, la sostituzione di “a” che precede “Nnatàle” con “e”, nonché l’eliminazione della preposizione “a” che accompagna Bbifania; e, per sottolinearne i valori metrici (assonanza Nnatàle/furnàre; rima Bbifanìa/Signurìa ), io lo trascriverei così:

Ti Pasca e Nnatàle
si mmùtanu li furnàre,
ti Pasca Bbifanìa
si mmuta la Signurìa.

Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di armandop

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La spiegazione di “pilùsu” è nella definizione esaurientemente fornita e, in particolare, nel dettaglio “formava con i resti della lavorazione casearia”. L’immagine non è bella, ma spesso in quel formaggio c’era la presenza di qualche pelo…

Commenti su Lecce. Il sabato delle Palme e la chiesa di San Lazzaro di Pier Paolo Tarsi

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Bisogna dare atto che il nostro popolo aveva previsto perfettamente lo stato del mio conto in banca, quindi l’accostamento al Santo mi pare quanto meno non falsificabile. Speriamo che altri Santi ci aiutino… :P

Commenti su “Mamma” nel dialetto salentino di armandop

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Credo, invece, che immà derivi dal greco òi mamma=oh, mamma!, al pari dell’interiezione neritina imàna mia!=mamma mia!.

Commenti su I riti della settimana Santa a Gallipoli (Lecce) di Marino Miccoli

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Quanti ricordi mi ha riportato alla mente questo interessante e circostanziato articolo di Paolo Vincenti. A lui vanno le mie sincere congratulazioni.
Mi piace però ricordare che tra i numerosi quanto affascinanti riti, usi e costumi che caratterizzano la Settimana Santa nel nostro amato Salento ve ne è uno che in particolare mi ha fatto riflettere.Si tratta dell’uso di addobbare i Sepolcri per il Venerdì Santo con delle ciotole o vasi di GRANO BIANCO GERMOGLIATO. Quest’uso è interessante non soltanto per la sua bellezza estetica ma anche e soprattutto per il suo significato, senz’altro religioso, che per me rimane ancora misterioso. Quei vasi di grano germogliato non sono di colore verde, ma di colore bianco. Perchè?
Mia madre mi riferisce che l’ uso consiste nel seminare il grano all’inizio della Quaresima, in vasi contenenti polvere bianca di tufo, quel materiale calcareo che tanto è diffuso nel nostro territorio (soprattutto a Cutrofiano e paesi limitrofi). Quei vasi, innnaffiati ogni tanto, vengono coperti da “LIMMI DE CRITA” oppure sono tenuti in buie cantine, oppure sotto ai letti. Quando giunge il Giovedì Santo sono portati dalle donne all’interno dei Sepolcrie deposti presso i crocefiissi (generalmente distesi sul pavimento). La mia domanda sul significato di questi vasi di grano bianco germogliato, ancora in uso a Spongano, il mio paese d’origine, è ancora senza risposta.
Cordiali saluti e sinceri auguri di Buona Pasqua a tutti.
Marino Miccoli.


Commenti su Itinerari storici e paesaggistici lungo il nuovo tracciato della S.S. 275 di Redazione

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tina rizzo degiovanni

87.30.194.24 Inviato il 16/04/2011 alle 14:10

orribile scempio, la nostra storia più preziosa, l’anima della terra salentina,la nostra identità! la soprintendenza tutela beni culturali e ambientali il Fai Ialia Nostra il nucleo operativo dei carabinieri …, ecc facciamo intervenire tutti tutti!!

Commenti su Caro Vittorio… Con quella tua sconfinata, ingenua e incredibile fiducia nell’essere umano di gianni ferraris

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Quelli sulla nave dei folli

Vittorio Arrigoni. Enzo Baldoni. Loro, anche loro sulla “nave dei folli”. Chi è un pacifista nel mondo delle guerre, della violenza, dei terrorismi? Chi se non un folle utopista fuori dal mondo della globalizzazione, del “buon senso”, dell’etica dell’esportazione di democrazia? Un altro caduto nel campo dell’arte. Aquiloni, come quelli afghani, che volano alti nel cielo, colorati, gioiosi. Eppure arrivano integralisti truculenti e fieri e li vietano. Esplode una bomba in una discoteca. “Canta Marika canta…” . Si vestono di esplosivo e vanno, per immolarsi sull’altare della liberazione. Missili, altri missili su Gaza. E ancora missili in Libia. Arrigoni che parlava di Palestina, trucidato da chi parla di Palestina. Dov’è finito il senso delle cose? Gino Strada che parla di pace e loro, i politici politicanti che lo guardano con malcelato disprezzo. “Perché mai parlarci di pace…” Cantava una volta Ivan Della Mea. Già, sembra inutile parlarne, sembra blasfemo il solo nominarla. Non si preoccupi chi legge, non starò a fare l’esame del DNA alle guerre per capire i torti e le ragioni. Una bomba che ammazza ragazzi in una discoteca è infame quanto i missili che colpiscono una scuola dall’altra parte, dalla parte dei “nemici”. Qualcosa manca, troppe cose mancano in questo modo di concepire la vita e la morte. I morti diventano numeri. “Perché mai parlarci di pace…”, perché le bandiere multicolori, perché la difesa dei diritti elementari? Se sono elementari non sono scontati? Già li sento quelli che hanno la verità in tasca: “bisogna schierarsi…”. Va bene, mi schiero: Sto con le persone di Palestina, sto con le persone di Israele, sto con le persone Afghane, sto con le persone sui barconi. “Eccolo qui il qualunquista, non prende posizione…”. Ascoltavo un notiziario, un simil giornalista diceva che “sono stati i palestinesi”. Da qui parte l’equivoco. Lanceremmo strali se qualcuno osasse dire “ad ammazzare Moro sono stati gli italiani…” con buona ragione le lanceremmo. Quando le responsabilità di un gruppo, di un singolo, ricadono sulla popolazione intera, nascono le guerre. Tutti contro tutti. E’ nei più criminali fondamentali del razzismo, del qualunquismo, del populismo. Quando un ministro addita gli immigrati tutti per un crimine, lancia un preciso segnale: “loro sono il pericolo”.
Non sto con chi indossa tute mimetiche e vuole bombardare tutti quanti. Una persona morta è solo quello, nulla più. Non è neppure più un nemico. Ah la saggezza popolare “Riposi in pace, parlandone da vivo però era un cretino…” Ora non lo è più.
La nave dei folli prosegue la sua navigazione, a vista, sempre più. E la nebbia non dirada. Intanto aspettiamo fiduciosi un aereo di Stato che “in nome del popolo italiano” riporti qui la bara con dentro il folle utopista Vittorio Arrigoni.

Commenti su Caro Vittorio… Con quella tua sconfinata, ingenua e incredibile fiducia nell’essere umano di pino de luca

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Perché un popolo osanna chi impugna il mitra e denigra chi porta l’ulivo?
Ma soprattutto perché festeggia la Domenica delle Palme?

Commenti su Itinerari storici e paesaggistici lungo il nuovo tracciato della S.S. 275 di marco cavalera

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Ringrazio, al nome del Comitato S.S. 275, l’architetto Pati e la sig.ra De Giovanni per le parole di apprezzamento e di condivisione alla nostra – difficile e contrastata – attività di tutela del Paesaggio e dell’Ambiente, che costituisce la vera risorsa economica e culturale della nostra Terra.

Commenti su La Domenica delle Palme di BENITO

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>>BENEDETTO COLUI CHE VIENE
NEL NOME DEL SIGNORE ! >>

IN QUESTA DOMENICA, CHE APRE LA SETTIMANA SANTA, VIENE PROCLAMATO
UN DUPLICE VANGELO. L’INGRESSO DI GESù IN GERUSALEMME,
PRIMA DELLA
PROCESSIONE, DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA .
TENERE INSIEME I DUE TESTI CI AIUTA A COMPRENDERE BENE
CIO’ CHE CELEBREREMO IN QUESTA SETTIMANA, IN PARTICOLARE
NEL TRIDUO PASQUALE, VERTICE DELL’ANNO LITURGICO.
IL SIGNORE ENTRA IN GERUSALEMMEED è ACCOLTO COME IL FIGLIO
DI DAVIDE, PROFETTA ATTESO, IL MESSIA CHE VIENE NEL NOME
DEL SIGNORE.
ILRACCONTO DELLA PASSIONE CI RIVELERà QUALE SIA LA QUALITà
PARADOSSALE DELLLA SUA SIGNORIA: è IL RE DEI GIUDEI, CHE
REGNA DALLA CROCE. COLUI CHE VIENE COME IL CROCIFISSO; è IL
FIGLIO DI DIO, CHE SVUOTA SE STESSO, SI UMILIA, FACCENDOSI
SCHIAVO OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE DI CROCE.
SIAMO CHIAMATI AD ACCOGLIERE QUESTO RE E A FARLO REGNARE
NELLA NOSTRA VITA, RICONOSCENDO CHE LUI è IL SOLO SIGNORE.
MA ACCOGLIERE UN RE CROCIFISSO SIGNIFICA FAR REGNARE ANCHE
IN NOI QUELL ‘AMORE CHE SPLENDE NELLE TENEBRE DELLA PASSIONE?
SLTANTO VIVERE IN QUESTO AMORE NON DELUDE LA NOSTRA VITA.

………………………………………………………………………………………………………..

BUONA PASQUA

…………………………………….. “***BENITO***”

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