Brava Raffaella.
Sta fiata t’a’ propiu ‘murtalata. Hai creato un mondo in balìa dei propri errori e con il rischio di vedersi ridotto alla fame, come i due fratellini di Grimm che vengono sbarcati nei pressi di un bosco disabitato. Sono intelligenti, però, e riescono a scoprire il modo di cibarsi e tornare a casa riccchi: dopo aver distrutto il male.
La morale della trasposizione fiabesca ci insegna che la scarsità di cibo porta con sé lo spettro medievale della fame e l’impossibilità di fermare la distruzione dei valori antichi. Ma la narrazione a tratti virgiliana ci allieta lo spirito anche se ci dà allo stesso tempo l’imperativa consapevolezza che dobbiamo sbrigarcela da soli, come fecero i fratellini della fiaba.
Su quei tratturi delle Serre bisognerebbe veramente, al posto dei segnaali stradali, affiggere un cartello a caratteri cubitali che inviti tutti alla SVEGLIA.
Ciiao anche a Marcello.
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