Nel libro dei Morti della Cattedrale, aa. 1742-1766, si legge che avvenne di mercoledì, ad’ore ventiquattro meno un quarto e non solamente precipitò tutta la città ma vi morirono sotto le pietre 112 persone, tra cui l’abate Tommaso Piccione ed il suddiacono Giuseppe Nociglia. Le sepolture avvennero nelle diverse chiese: in Cattedrale (34), S. Antonio (12), Carmine (10), S. Francesco (9), S. Domenico (44), S. Francesco da Paola (3), eccetto uno senza sepoltura, perché rimasto sotto le macerie delle carceri.
Mons. Carafa fece celebrare 100 messe in loro suffragio.
Il 7 giugno di fronte al notaio compaiono mastro Nicolantonio de Angelis da Corigliano e Lucagiovanni Preite da Copertino, publici muratori, i quali prestano giuramento “sulla stima da loro eseguita sui danni occorsi alla città di Nardò, come loro ordinato il 19 maggio da Domenico Cayetano, ufficiale della Regia Secretaria di questa Provincia d’Otranto, dipendente da Real Dispaccio di S. M.a Degn.a del 9 marzo. Avevano effettuato il sopralluogo per cinque giorni continui, alla presenza del predetto ufficiale, apprezzando così il valore intrinseco delle Case di detta Città di Nardò, come gli danni à quelle cagionati dall’orrendo tremuoto accaduto in detta città à circa le ore venti trè e mezzo del giorno venti di Febraro di detto corrente anno, e con ciò osservarono che gli edificii tutti di detta città erano stati notabilmente lesi dal detto tremuoto e che per la maggior parte quelli erano fin dalle fondamenta precipitati, e quelli che erano stati dico rimasti in essere, era duopo in gran parte anche demolirsi, e quelli che restar potevano senza demolirsi, oltre che erano inabitabili ricercavano grandi spese per accomodarsi“.