Ho trovato un computer di fortuna a 1000km da casa. Io sono partita e Pascalinu è tornato. Sul tema dell’emigrazione abbiamo visto film e apprezzato personaggi creati con ogni cura comica e drammatica, ma oggi Alfredo ci ha consegnato una figura di emigrante che ha in più un ricco bagaglio di salentinità. Aspetto moderno, aria spregiudicata e tutto il necessario per far provare invidia ai paesani che lo accolgono: una bionda valchiria, un’auto fiammante, un portafogli gonfio di denaro e racconti falsati sulla Svizzera, la terra del Bengodi, quel posto in cui basta premere qualche bottone per guadagnare più di un gruppo di contadini in mesi di lavoro. Ma è un’euforia che non convince e Pascalinu, infatti, viene smascherato subito appena la sua famiglia e la sua terra lo abbracciano facendogli ricordare il miele di un sentimento che è dolce di sicurezza e forte di appartenenza. Cade allora la facciata di riscatto e la spavalderia del caro Pascalinu e rimane la crudezza drammatica del sacrificio e della sofferenza di un uomo sradicato a forza dalla sua casa in nome del lavoro e dell’emancipazione sociale, valori che sembrano non essersi realizzati in niente, nemmeno nei beni di lusso sudati e ostentati dall’emigrante davanti ai compaesani increduli. Loro credono a ogni suo racconto, lui non ci crede più… Grazie di cuore ad Alfredo, grazie per averci fatto ridere e commuovere attraverso i suoi ricordi, i suoi fantasmi e i suoi affetti, nostri nuovi amici per sempre.
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