Siamo di fronte alla magia della poesia, a quel potere sottile e straordinario che riesce a chiarirci in pochi righi sensazioni e concetti spesso complessi e difficili da esprimere senza opportune premesse, svolgimenti e conclusioni. Francesco Congedo ha armato il suo cuore di carta e penna e lo ha lasciato parlare di sè senza censure nè limitazioni.
C’è voluto poco.
In una manciata di versi il poeta ha tirato su’ una casa in muratura, priva di aperture alla pari dell’incomunicabilità umana, con la speciale dotazione, però, di un martello in caso di necessità o di ristrutturazioni rivoluzionarie. L’amore diventa quindi stravolgimento, impulso irrefrenabile alla coscienza, l’amore s’impossessa di quel martello per voglia di luce, di aria, di vita. L’uomo che ama si accorge del suo stato di prigionia passato, insulso, orrido, quello in cui l’oscura schiavitù delle abitudini, dell’egoismo, delle paure e dei doveri gli ha alzato intorno muri capaci di togliergli il respiro del nuovo, i colori del bello, il sapore del dolce.
E’ la forza di questo sentimento a liberare l’essere umano dalla sua solitudine, a spingerlo a scegliere di esistere in un “Amo, ergo sum” che in un solo istante s’impregna di sole, s’inebria di profumi. E’ la Primavera dell’anima, la coscienza dell’Io, l’aiuto all’antica promessa che ci volle uomini, al di sopra di tutti e tutto e dentro all’equilibrio di ogni atomo, perchè dove c’è amore tutto diventa Paradiso.
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