Magari fosse vero (almeno per quanto riguarda il mio contributo), caro Marcello! Ma qui rischiamo, per il momento, di dire le stesse cose senza accorgercene. Che “sparliggiare” (=andar fuori di testa) corrispondesse alla forma intensiva di “sparlare” (voce che il Rohlfs registra, nonostante sia presente in italiano, per il significato particolare che nel Brindisino assume di “delinare, farneticare”, accanto a quello consueto di “parlar male”) mi pare di averlo detto fin dall’inizio con sufficiente chiarezza. Il problema è se “sparliggiare” (=perdere) è da considerarsi un adattamento semantico (e come?) del precedente oppure un omofono (dunque, con un etimo diverso: ma quale?). Alle due ipotesi ho tentato, sempre nel post originale, di addurre delle pezze giustificative, senza prendere posizione. La voce foggiana dal sig. Fabio documentata ha aggiunto una terza ipotesi e, come se non bastasse, sembra in grado di dare anche un supporto etimologico allo spalisciàre (=smarrire) otrantino e al parabitano spaliggiàtu registrati dal Rohlfs. Chissà che non ne venga fuori una quarta, con l’augurio che sia quella decisiva e che consenta, almeno a me, di fare una scelta convinta.
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Commenti su Una voce in sospeso, forse destinata in parte a restare tale: sparliggiàre di armandop
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