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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Viaggio a Presicce, città degli ipogei di Lucio

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grande Gianluca !!! Complimenti per l’articolo e per le bellissime foto.


Commenti su Quando un’agonia si protraeva oltre i tre giorni, se ne forzava la conclusione posando sul petto dell’agonizzante il pesante giogo dei buoi di pier giacomo pala

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Libro “Antologia della Femina Agabbadòra”

LA FEMINA AGABBADORA. IL LIBRO DOCUMENTARIO DI PALA E’ IL CONTRIBUTO ALLA COMPRENSIONE DI UNA REALTA’ CHE SEGNA LA STORIA DELLA SARDEGNA

L’Antologia della Femina Agabbadòra è un contributo importante nella comprensione di un contesto e di una figura che ha operato in Sardegna per moltissimi anni, ponendo fine all’agonia dei malati terminali, sempre all’interno di precisi codici etici.
Un lavoro che si lascia alle spalle la narrazione romanzata, la leggenda o il senso del mistero e “aggredisce” il tema, dando voce a testimoni di tutti i generi: figure del quotidiano, letterati, etnografi, uomini di chiesa, magistrati, medici, studiosi, estensori di tesi di laurea.
Un sorta di contenitore che raccoglie e ordina, raccontando questa figura che ha svolto un ruolo di rilievo nella cultura dell’Isola, ricollegandola alla suo naturale bacino culturale e geografico, il Mediterraneo, dove storie come questa si perdono nella notte dei tempi.
La fatica è di Pier Giacomo Pala, una sorta di approdo, o meglio, un ulteriore approdo di un impegno che inizia negli anni ’80, fa un ulteriore passo una decina di anni dopo, con la creazione del museo dello stesso Pala, a Luras, nell’entroterra gallurese.
“Il libro si è in qualche modo costruito da solo – afferma l’autore – nel senso che la realtà ormai consolidata del museo di Luras dedicato all’Agabbadòra ha fatto da riferimento e da traino per approfondimenti e riflessioni, in molti mi hanno cercato per raccontarmi quello che sapevano, avevano visto o sentito. Mi sono accorto che l’interesse cresceva e aveva bisogno di uno sbocco metodologico, per affidare alla storia questa figura nella maniera più rigorosa.” Insomma, si potrebbe dire che il libro rappresenta un’operazione al servizio della verità, della comprensione del fenomeno, del sentire delle persone, della cultura diffusa, uscendo dai troppo facili giudizi, a favore o contro o, al troppo semplicistico collegamento con l’eutanasia.
Sa Femina Agabbadòra era persona stimata, ma anche temuta, interveniva su richiesta dei parenti o dello stesso malato, arrivava con discrezione di notte, verificava esattamente come stavano le cose, operava senza testimoni, dopo aver tolto gli elementi di religiosità che potevano essere presenti nella stanza. Quindi, abbandonava la casa, con le stesse modalità con cui era arrivata, non percepiva denaro, al massimo poteva accettare qualche piccolo dono. La fine veniva data con l’utilizzo di un martello in olivastro, che lo stesso Pala ha ritrovato ed esposto al Museo, oppure con altre modalità, raccontate nel libro.
Una personalità forte, che non prestava il fianco al soffuso chiacchiericcio che aleggiava intorno a lei e che, alla luce del sole, era la figura di riferimento per aiutare il parto e altrettanto spesso per dispensare cure agli ammalati. Nella sostanza la sua missione era quella di prendersi cura delle persone.
L’utilizzo dei verbi al passato non deve far pensare a un tempo troppo remoto: al contrario è storia assai recente, una testimonianza raccolta in confessionale, che fa risalire l’ultimo intervento a pochi anni fa.

IL LIBRO. “Antologia della Femina Agabbadòra” – Testimonianze letterarie ed orali, ricerche sul campo, riti, tesi di laurea, il martello, la chiesa”, questo il titolo. 330 pagine, con otto capitoli, che vanno dall’etimologia della parola “agabbadòra”, alle diverse testimonianze, alla ricerca di quanto si trova sulla rete, all’editoria che se ne è occupata, oltre, naturalmente una ricca bibliografia. Il libro è corredato da belle foto in bianco e nero, che rappresentano i diversi momenti di questa storia. Sono opera dello stesso Pala. Il costo del libro è di 20 euro.

L’AUTORE. Pier Giacomo Pala vive e lavora a Luras, in Gallura. Come ricorda nell’introduzione, la prima volta che sente parlare dell’Agabbadòra è nel 1981 da un amico, che si riferisce ad una donna che ha operato in Gallura. Cerca il racconto degli anziani, si mette sulla traccia dello stazzo dove la donna aveva vissuto e cerca qualche segno di conferma. Lo troverà nel 1993, quando era in corso la ristrutturazione dello stazzo: è il martello in olivastro, accuratamente nascosto. Lo prende e inizia l’avventura del Museo, sempre a Luras (Museo Etnografico GALLURAS). La scelta è di un museo incentrato su questa figura, tematico, nella convinzione che sia più rigoroso approfondire un aspetto della ricca storia della Sardegna, invece che replicare all’infinito, un generico percorso etnografico, con i tanti musei presenti in Sardegna, che spesso rischiano di rappresentare noiose ripetizioni. La scelta gli ha dato ragione, come risulta dai dati delle visite nei musei sardi, dove quello di Luras si contraddistingue per essere in continua e costante crescita.

http://www.galluras.it
info@galluras.it

Commenti su Castro, bellezze naturali e tradizioni di Salvatore Fiori

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behh! Adesso con quell’ orrendo squarcio dovuto all’enorme crollo degli edifici di cortina della (ex) bella piazza di Castro Marina, bisogna riconsiderare l’effetto estetico del suo aspetto, come per quello del volto di una bella donna dopo essere stato sfregiato dal vetriolo!!! Diciamo grazie alla sconsiderata ingordiglia speculativa di chi ha scavato nascostamente nella montagna per ricavarvi nuovi vani abusivi!!!!! Ringraziano quelli che hanno amato Castro da sempre (come il sottoscritto) ma anche i castrioti ( o castrensi o “casscciari”…come dir si voglia) che, visti i tempi che viviamo, vedono allontanarsi all’infinito la possibilità di vedersi ricostruito il prospetto della loro piazza, che era l’orgoglioso biglietto da visita della città!!!

Commenti su Rustici, vigorosi e generosi. Gli ulivi di Silvana Bissoli di Elsa Carrisi

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Ed ora cosa posso dire! Mi rimane il silenzio della contemplazione di una bellezza che emerge emozionante dalle immagini e dalle parole di questo articolo e dei commenti. Cara Silvana, spero di incontrarti quest’estate a Lecce per partecipare alle tue creazioni artistiche.

Commenti su Prima vera emozione di raffaellaverdesca

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Come si fa a non rimanere incantati di fronte a un così fine arazzo di Primavera Salentina? Perchè il sole racconta sì fiabe a tutti, ma in questo nostro lembo di Puglia le prende dalle foglie degli ulivi, dai fichi d’india spinosi, da ogni cespuglio fragrante mediterraneo, per dare poi in cambio a tutti il caldo di un abbraccio sempre più appassionato.
Primavera ancella d’Estate.
Elio Ria ama la bella stagione come il suo miglior momento di rinnovo, di euforia frizzante del fare e non fare, dell’andare e del restare. Eterno dilemma di gioventù imperante!
Se tu, Elio, col tuo splendido vestito nuovo fatto di poesia e di entusiasmo, decidessi alfine di andare per sole e per luna, chiamami perchè per niente al mondo perderei l’occasione di visitare con te il sublime volto della bellezza.

Commenti su La cotognata leccese, un prodotto d’eccellenza di Daniele

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ho trovato per caso una pubblicita dei primi del 900, della ditta raffaele cesano ma non so come allegarvela

Commenti su Parola di pasticciere! L’olio extravergine d’oliva salentino batte tutti di raffaellaverdesca

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Grazie per questo simpatico rinfresco dell’ uso dell’olio extravergine salentino nell’arte pasticciera, Gianna. L’autrice impasta ricordi a sue speciali inclinazioni, miscela con una densa e trasparente appartenenza alla propria terra e spolvera il tutto con lo sdegno e il sarcasmo che occorrono dinanzi a frasi del tipo: “Ma cosa me ne faccio di questi ulivi secolari?”
Come lei, noi tutti sapremmo bene cosa farcene di queste fantastiche piante (‘tutti’ nel senso di noi amanti della Madre Terra), ma in più Gianna dimostra di avere i numeri giusti per utilizzarne i frutti nel modo più dolce e goloso possibile.
In fondo, per apprezzare ciò che di meraviglioso ci ha concesso la natura, non basta essere esteti ma anche un po’ buongustai!

Commenti su Leccesi, c’era una volta / 2a parte: Quando arrivammo a Civita Castellana di raffaellaverdesca

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Insalata?! Oh, poveri noi, dove siamo capitati!
Cari civitonici, se mai aveste conosciuto prima Alfredo Romano, ci avreste pensato due volte ad esprimere con leggerezza questo lapalissiano errore d’individuazione ‘colturale’.
Invece, poveri voi, vi è toccato salire idealmente su un palco ad espiare l’imprudente cantonata. E Alfredo non perdona, pur essendo un buono d’animo. Eh già, confondere il tabacco con l’insalata quella volta ha messo a nudo la vostra scarna conoscenza delle tradizioni dei vostri nuovi vicini leccesi e a dura prova la loro pazienza. Vada per le schioppettate, chè a quelle, quando vanno a vuoto, bastano due parole di spiegazione per rimediare, ma il disinteresse verso le ragioni dell’immigrazione dei fratelli-salentini d’Italia va immortalato in un copione amaro e scherzoso, laddove l’istrionico Alfredo interpreta la sua gente e il suo dialetto con scanzonata disinvoltura e impressionante realismo. Un’attenzione particolare merita anche l’esecuzione degli antichi canti popolari in un duetto davvero ammirevole ed emozionante: Mina e Alfredo, radici diverse che si fondono in un’unica nota vibrante.
C’erano una volta i leccesi…e sempre ci saranno.


Commenti su Le autostrade del Salento fra ansia di modernità e rischi di scempi ambientali di raffaellaverdesca

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Dopo aver letto questi righi chirurgici intrisi di saggezza e senso critico, mi chiedo come mai Paolo Rausa non sia stato scelto dal Fato per consigliare, amministrare, proporre e risolvere i nostri problemi territoriali al posto di quei quattro masnadieri che ancora ci governano. Mi da’ un brivido di piacere ed incredulità sentire finalmente un chiaro squillo di tromba sopra tutto il baccano distonico di chi parla troppo, male e solo per il proprio interesse. Paolo trasuda cultura classica e dimostra con questa sua riflessione che solo la vera democrazia dipanerebbe l’inghippo: governanti e cittadini insieme nel rispetto delle necessità e delle identità culturali, paesaggistiche e storiche del nostro Salento. Finalmente il tanto invocato progresso assume significati e facce che lo rendono un organismo vivente e autonomo: una lettrice di Spigolature aveva tempo addietro invocato servizi più efficienti e incoraggianti il turismo (Ristoranti aperti anche fuori dalla stagione estiva, mezzi pubblici utili per gli spostamenti e i collegamenti, rapporto qualità-prezzo conveniente), qualcun altro aveva ridicolizzato il dispendio delle risorse economiche per ampliamenti stradali inutili di contro a strade lasciate a far concorrenza alla superficie lunare e oggi Rausa riassume ogni disagio e obbrobrio proponendo piste ciclabili accanto alle statali, raddoppio dei binari e tant’altro.
Avere intelligenza è una fortuna, provare amore una virtù, ma avere coscienza è un dovere.

Commenti su Leccesi, c’era una volta / 2a parte: Quando arrivammo a Civita Castellana di Alfredo Romano

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Raffaella, più che commentare, riscrive il racconto quasi, e con notazioni appassionate che aggiungono valore a quel mio innato desiderio di raccontare una storia, quella della nostra emigrazione a Civita Castellana a lungo dimenticata. Con la scusa di far ridere, certo, ma anche con quel sottofondo di amaro che uno si porta dentro per tutta la vita. Quel ridere di noi stessi, di noi leccesi, è stato l’unico modo per espugnare le armi di un noto avversario che si chiama ignoranza e paura della diversità culturale. E’ una ricchezza questa, c’è un tesoro vicino e tanti non hanno occhi per vedere, né orecchie per sentire e così restano miserabili per tutta la vita e non bastano i soldi in tasca per ben vivere e campare.
Tanti anni fa scrissi una poesia in proposito destinata ai civitonici, gli abitanti di Civita Castellana. Voglio qui riproporla, se non vi dispiace.

IO NON VI PERDONERÒ
(A quelli di Civita Castellana che non sono mai usciti di casa)

Io non vi perdonerò
Civitonici o cari
l’avermi dissacrato Lecce
questo magico suono
che vibra al vento della Grecia
e schiude agli occhi un barocco
solare d’incanto
Io non vi dirò il vino
allietarvi il demone dei giorni tristi
i profumi aleggiare
sui nostri orti le nostre
tavole d’ogni dio imbandite
cristallino il mare
a mitigare le nostre
estati io non vi dirò
L’occasione stupidi
avete perso di dire
a un leccese favorite
la vita l’amicizia
l’ospitalità gli arcani
misteri per voi avrebbe
svelato canti d’amore
di morte fatiche millenarie
per voi cantato davanti a un camino
l’ultima fiamma un bicchiere
l’ultimo tozzo di pane
l’anima avrebbe spartito

1983, Civita Castellana

Commenti su Le autostrade del Salento fra ansia di modernità e rischi di scempi ambientali di Paolo Rausa

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Replicare a Raffaella Verdesca è un piacere, per le considerazioni che marcano il suo pensiero, semplice e netto, dove i barlumi di una pratica democratica e partecipativa nei processi decisionali sono di là da venire… Gli aspetti che lei tocca sono importanti perché non vi può essere una proposta a priori e neppure una opposizione a priori. E’ importante valutare attentamente la portata di un’opera pubblica per le implicazioni economiche, finanziarie, sociali e territoriali che comporta. “Realizzare una nuova autostrada significa consumare territorio e quindi va data massima attenzione al tracciato: vanno valutati fin da subito i principali attrattori del traffico, le alternative ed i raccordi modali (ferro), le soluzioni tecniche (riqualificazioni delle statali), le opere di mitigazione necessarie… ” sostiene Anna Gervasoni della Università Carlo Cattaneo di Castellanza, a proposito della Broni-Mortara in Lomellina, Provincia di Pavia. Ne possiamo riparlare, partendo da questi concetti? Grazie, Raffaella!

Commenti su Prima vera emozione di elioria

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Raffaella, il tuo commento è bellissimo e rende onore a questa nostra Terra che tanto amiamo,

La Primavera con i suoi colori rende suggestivo ogni angolo del Salento. La campagna si adorna di fiori e spande profumi di gioventù.
La luna è il palcoscenico della notte.
Tutto è un incanto: siano dunque i nostri occhi capaci di osservare.

Grazie, ancora.

Elio

Commenti su Parola di pasticciere! L’olio extravergine d’oliva salentino batte tutti di Carlos d'Amore

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Le pitteddhre…. Soccorso! Affogo nell’acquolina!
Comunque ecco, hai descritto tutta la differenza tra cucinare per amore e cercare di fa soldi propinando porcherie!

Commenti su Gastronomia/ Breve storia economica del lampascione di Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere « Spigolature Salentine

Commenti su Il lampasciòne in quattro puntate (1) di Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere « Spigolature Salentine


Commenti su Il lampasciòne in quattro puntate (2) di Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere « Spigolature Salentine

Commenti su Il lampasciòne in quattro puntate (3) di Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere « Spigolature Salentine

Commenti su Il lampasciòne in quattro puntate (4) di Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere « Spigolature Salentine

Commenti su Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere di Lamberto Coppola

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Caro Massimo,
complimenti per l’accurata, dettagliata e scientifica relazione sul “bulbo misterioso”.
Ti segnalo la “Confraternita del pampascione salentino” di cui mi onoro di essere uno degli associati.
Se vuoi saperne di più ti invio il link del sito: http://www.pampascione.it.
Mi auguro che presto tu possa essere uno dei nostri.
Ancora complimenti e grazie anche a nome del Priore Ing. Vinicio Malorgio e degli altri confratetelli.
Lamberto Coppola

Commenti su Il lampascione, re dei bulbi. Tutto ciò che occorre sapere di gianni ferraris

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so che mi attirerò le ire dei salentini veraci, però detesto il lampascione (pampacione, o come diavolo chiamarlo) ci ho provato almeno tre volte, niente da fare…. Vabbè… scusate l’intrusione.

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