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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su La “mattra” e il suo albero genealogico di nino pensabene

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Può darsi che “Maltròtta” sia una deformazione linguistica o che in altre zone lo sia diventata nel tempo. Io, a Copertino, ho sempre sentito “Matthrotta”, dico sempre per dire quando ho fatto i lavori di restauro a casa, più di quarant’anni fa. E siccome i titolari della Ditta Leo sono ancora vivi, com’è vivo Corradino Valentino – che a casa vi ha lavorato quasi dieci anni – non appena li incontrerò sarà mio interesse domandare. D’altra parte il diminutivo mi sembra logico.
Armando Polito potrebbe comunque saperne di più.


Commenti su La “mattra” e il suo albero genealogico di armandop

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È incontrovertibile che il tipo di volta indicato ha proprio la forma della madia. Se “maltrotta” è variante di “mattrotta” (ignoravo l’esistenza di entrambe le voci, altrimenti le avrei inserite nel post da cui tutto è partito, ed esse sono assenti nel vocabolario del Rohlfs), il passaggio -t->-l- può trovare giustificazione in una sorta di ipercorrettismo di natura psicologica, un pentimento per qualcosa realizzata più facilmente, almeno credo, quasi con un ripiego: siccome la volta in questione rispetto ad una a botte o di altro tipo curvilineo appare bastarda, ibrida, imperfetta, può essere successo che “mattrotta” incrociandosi con “male” abbia generato, con una dissimilazione (-tt->-lt-) suggerita dalla mossa psicologica prima ipotizzata, “maltrotta”. Infine, se “maltrotta” è veramente figlia di “mattrotta”, va aggiunto che ha già ammazzato sua madre prima ancora che questa raggiungesse un’ombra di pubblica notorietà: digitando sul web “maltrotta” compare qualcosa che si riferisce alla nostra volta, digitando “mattrotta” non compare un bel nulla.
E ora, dopo avervi ringraziato per aver, sia pure con scarsi esiti, stimolato i miei neuroni, lapidatemi pure!

Commenti su Spigolature Salentine è… di Marcello

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Spigolature Salentine è…
rientrare dal lavoro e leggere riflessioni del buon Armando così poste!

Commenti su Spigolature Salentine è… di Marcello

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Spigolature Salentine è…

ritrovarsi, anche se virtualmente, con tante amiche ed amici a spigolare in questi fertili campi della cultura del Salento. Grazie Raffaella!

Commenti su La “mattra” e il suo albero genealogico di nino pensabene

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Anch’io sul Rohlfs non avevo trovato nulla, ma ricordandomi adesso che c’è un terzo volume, un supplemento, e andando a guardare ho trovato “Mattròtta, costruzione di volta a tipo di madia”. Per cui, nel mio dire, qualche briciolo di verità ci sarà.
Anche da parte mia un grazie, soprattutto a te, Armando, e un caro saluto.

Commenti su Tradinnovazione di Piero Cannizzaro di Pier Paolo Tarsi

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Per chi volesse votare il film ma non sa come fare…basta un click dove è scritto “Vota il film”, accanto all’icona facebook! Su, non è difficile! ;)

Commenti su Torre Santa Susanna. EXPOLIBRI, la Fiera dedicata al libro, alla lettura e alla cultura di Eliano Bellanova

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Ma quante Associazioni Culturali a Torre S. Susanna. Peccato che come unico Editore e come Autore di sicuro valore non ne conosca nessuna.
Eliano Bellanova

Commenti su Torre Santa Susanna. EXPOLIBRI, la Fiera dedicata al libro, alla lettura e alla cultura di Eliano Bellanova

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Torre S. Susanna ha bisogno di uscire da se stessa per essere se stessa.
Eliano Bellanova


Commenti su Tradinnovazione di Piero Cannizzaro di Marcello

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si può votare solo una volta? Meriterebbe davvero più preferenze

Commenti su Lo scrittore Nikollë Keta (1741-1803) e alcuni noti personaggi d’origine Arbereshe di Demetrio

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“Gli idiomi parlati da tali minoranze linguistiche non sono riconducibili alla lingua italiana o ai dialetti italoromanzi perché essi, come nel caso degli arbëreshë (italo-albanesi: da qui in poi dicasi solo arbëreshë), i Valser, i Grecanici, hanno antiche origini riconducibili all’esterno del territorio nazionale italiano;

gli idiomi parlati dalle minoranze storiche citate all’articolo 2 della n. 482 del 1999) sono di forma arcaica, quindi diverse dal codice linguistico attuale in uso nei territori d’origine: l’arbëreshë, per esempio, che non si è evoluto con l’insieme delle altre forme linguistiche regionali extranazionali a lui collegate;

la lingua arbëreshë, che erroneamente, e creando confusioni, nella legge n. 482 del 1999 viene citata come «albanese», differisce dall’albanese d’Albania nelle preposizioni, nei gruppi consonantici, nelle desinenze, nella forma piena dei verbi, nel tempo dei verbi, nella fonetica, e in altro. Va dunque precisato che, l’erronea dicitura «albanese» crea confusioni nell’individuazione della lingua oggetto di tutela;

gli idiomi citati alla n. 482 del 1999, per la loro arcaicità, nelle odierne lingue nazionali extranazionali non possono trovare la loro presupposta lingua madre, ma in loro, trovare affinità come varianti linguistiche regionali extranazionali;

facendo il caso dell’arbëreshë, esso non può trovare la sua ipotetica lingua madre nell’albanese d’Albania ma, insieme ad esso, può essere iscritto in una famiglia linguistica più ampia comprendenti altre varianti linguistiche regionali extranazionali: queste lingue, l’arbëreshë, l’albanese d’Albania ed altre forme della stessa lingua parlate in Kosovo, Grecia e Macedonia, possono trovare il loro sostrato più antico, e quindi la loro ipotetica lingua madre, nello scomparso illiro o tracio-illiro: così come insegnato da due insigni linguisti, Ferdinand de Saussure in «Corso di linguistica generate» e da Merritt Ruhlen in «L’origine delle lingue», le lingue possono trovare il loro precursore in un sostrato più antico a loro e mai in qualcosa a loro posteriore. Ora, l’albanese arcaico parlato in Italia, per la sua antichità, non può trovare nel recente ed artificiale albanese standard d’Albania codificato solo nel 1953 la sua lingua madre, ma solo essere messo in relazione ad esso come ad un’altra variante linguistica regionale;

i parlanti gli idiomi riferiti alle minoranze linguistiche citate alla legge n. 482 del 1999 per gli sconvolgimenti geopolitici avvenuti negli ultimi secoli, non possono più riferirsi ad un odierno territorio d’origine che possa essere definito come loro madrepatria: è il caso degli arbëreshë (italo-albanesi da secoli stanziati in Italia), che in maggior parte sono provenienti dai territori originari della Ciameria, della Morea, dell’Epiro e del Peloponneso. Questi nominati territori sono attualmente parte integrante della Grecia, ergo, gli italo-albanesi non possono riconoscersi nella limitata regione dell’attuale Albania come nella loro madrepatria”.

http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=21530&stile=6&highLight=1

Commenti su La “mattra” e il suo albero genealogico di armandop

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Chiedo scusa per il ritardo nella risposta, ma ieri, per motivi probabilmente climatici, l’accesso ad internet (dopo Google) è stato per tutto il giorno un sogno proibito. Il terzo volume del Rohlfs l’avevo controllato almeno tre volte, eppure mi era sfuggita la nostra voce: probabilmente sto dimenticando pure l’alfabeto…

Commenti su Ed oggi conosciamo le verdure di campagna, tanto care ai salentini di carlo

Commenti su In viaggio da Avetrana a Nardò, tanti anni fa… di carlo

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Ciò che racconta è molto bello sopratutto se il racconto parla del tuo paese ,di persone che si sono incontrate di vicoli vissuti e memorizzati .Questo per me ha un sapore diverso rispetto ad altri racconti perchè leggendolo lo vedo , come per immagini che si muovono ,propio come in un film , ci si sente parte di esso ,nelle vesti però di comparsa data la mia più giovane età rispetto alla sua . Un grazie di cuore per questo suo racconto, che non ho e che spero quanto prima di continuare a vedere.

Commenti su Il notiziario di Sassolino: giovedì 24 novembre 2011 di gianni ferraris

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C’è una frazione di Alessandria che si chiama Astuti (notizia assolutamente vera). Pare che il partito di renzo trota bossi non abbia voti in quel seggio. Che vorrà mai dire?

Commenti su Il notiziario di Sassolino: giovedì 24 novembre 2011 di Pier Paolo Tarsi


Commenti su Il notiziario di Sassolino: giovedì 24 novembre 2011 di armandop

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Sarebbe ora che con un referendum o (come è consentito al singolo cittadino che, magari, di cognome fa Ricchione) con una richiesta al tribunale, questa illuminata popolazione chiedesse di cambiare l’attuale toponimo, per lei profondamente offensivo, in quello di Intelligenti.

Commenti su Il notiziario di Sassolino: giovedì 24 novembre 2011 di Nicola Fasano

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Il cervello di Buonanno è buono da grattugiare

Commenti su Il notiziario di Sassolino: giovedì 24 novembre 2011 di Raffaella

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Signore e signori e…voilà, ecco la prova di un mio(e non solo) studio intuitivo secondo cui c’è ancora gente prigioniera di un mondo parallelo, al di là di Neanderthal(e l’amico Marco, archeologo, lo sa!) e al di sotto di quello vegetativo. L’intelligenza, seme sterile per tanti, si è accomodata in stagni di ignoranza a far marcire ogni sua potenzialità. E pensare che di quei semi putrescenti ce ne sono a migliaia! Semi che votano altri semi, semi votati che rappresentano i loro elettori con paradossi di non-pensiero(vero, PierPaolo?)da far piangere e ridere insieme. Io scelgo di ridere. Se dunque è vero che l’identità padana è comprovata dall’esistenza del Grana Padano(a dire quasi che è una specie di loro Dio creatore, principio generante e generato: che cervelloni, perbacco!), allora dovrebbe anche essere vero che ai toscani toccherebbe sentirsi ‘Bischeri’(in gergo popolare:. imbecilli)perchè a comprovare la loro origine ci sarebbe la storica torta co’ bischeri e ai marchigiani sentirsi Primitivi grazie al Formaggio di Fossa! Dio Po, abbi misericordia di noi!

Commenti su Il muto di Raffaella

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Non c’è bisogno d’inforcare gli occhialini per le trasmissioni in 3D per sentirsi parte viva di questo splendido racconto. Potrei essere uno dei figli di Tore, magari quello più vicino a Sante, e osservare ogni sua perizia sprofondando nel suo rumoroso silenzio. Me ne affezionerei, ne sono certa, attratta da quella ricchezza d’animo che fiorisce anche tra le ‘chianche’ bianche e compatte della sua solitudine. Ma tutto si sgretola, anche la roccia più resistente, quella che Sante trasforma in blocchetto, in cava, in fatica e vita, la sua. Già, una vita infaticabile quella del Muto, tanto da non permettere l’entrata di altro, meno che mai della curiosità e della pietà, atavica illusione d’incatenare vuoti presenti e ricordi lontani. Alla fine della sua storia, quando Sante se ne va quasi per sua decisione, il lettore e i suoi amici si rendono conto di non aver saputo mai niente della sua storia, ma in compenso si trovano tra le mani la generosità delle sue azioni grazie al verde rigoglioso del giardino, all’ordine e la semplicità della sua dimora, all’armonia della natura attorno a lui, frutto dell’amore e del rispetto che in vita le ha sempre riservato. Lì gli uccelli non hanno paura dell’uomo, lì c’è refrigerio dalla calura estiva e riparo dal freddo dell’Inverno, un po’ come nei sentimenti. Cosa si può voler conoscere di più di un uomo?

Commenti su Il muto di Marcello

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grazie Raffaella per aver esaltato ancor di più la bellezza di questo racconto, che mi pare tra i più belli di Giorgio, almeno tra quelli finora proposti agli Spigolatori. Pagine dense di significati e di insegnamenti, godibilissime e comprensibili nonostante il silenzio del “muto”. Non ti nascondo che se fossi un regista penserei seriamente a ricavarne un film, rigorosamente adattato nel Salento, tra cave e ulivi, a ridosso di muri a secco e pagghiare, all’ombra di ficheti e musicato dall’assordante frinire delle cicale. Esiste ancora questo Salento e non finiremo mai di esaltarlo, come è negli intendimenti di questo bellissimo spazio virtuale che stiamo costruendo e fortificando giorno per giorno

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